Vincenzo e la Politica

Carissimi amici

 Io non sono uno scrittore, e ne un poeta,  ai quali le parole escono di getto, sono uno come Voi che vuol raccontare una breve storia della sua vita dedicata tutta all’amore per il proprio paese e per la sua famiglia.  Non voglio raccontarvi la storia della famiglia Coccione, quella la conoscete tutti, senza che venga riscritta perché è impressa nella vostra mente e nella mente di tutti gli Abruzzesi.

Voglio solo fare un piccolo resoconto per i giovani  moderni e per quelli che verranno, della mia vita dedicata tutta al nostro Paese, prima da semplice cittadino e poi come Sindaco di Poggiofiorito dal 1964 al 1985, e da consigliere comunale di minoranza dal 1985 al 1990,  prima che qualcuno, forse in malafede, cancelli definitivamente la traccia del mio operato.

Sono stato un giovane come tutti gli altri, con pregi e difetti, gioie e dolori, passioni e amori, amico di tutti e con tanta gioia di vivere. Ho giocato al calcio , ho fatto bicicletta , ho suonato pianoforte e fisarmonica ho scritto canzoni e cantato, ho ballato e amato, gioito e pianto, ed ho sempre avuto la volontà di dare e mettere a disposizione degli altri tutto quello che avevo.  Così ci insegnava  nostra madre e che ci ripeteva sin da piccoli:

Fai del bene e scordati e non fare agli altri quello che non vuoi si faccia a te, e ricordatevi sempre di salutare e rispettare gli anziani, ed andate sempre con quelli migliori di Voi e fategli le spese ”. Parole sicuramente non inventate da Lei, ma che ci ripeteva giornalmente per paura che dimenticassimo la sua lezione, siamo stati amici di tutti, poveri e ricchi, belli e brutti, mettendo sempre a disposizione la nostra casa e la nostra amicizia sincera e spassionata.   

Nostra madre ci ha sempre ricordato di nostro Padre: Tommaso Coccione, che era stato un grande fisarmonicista , ma soprattutto un grande uomo, amico di tutti, che con le sue risate fragorose metteva di buon umore chi gli stava vicino, eppure mi diceva, qualche invidioso c’era che ne disprezzava la sua arte, ma Lui non se ne curava, era un uomo superiore a qualsiasi denigratore, ha fatto parlare la sua fisarmonica, e con le sue composizioni immortali ha fatto parlare il mondo.

Così con questo animo anche noi siamo cresciuti e fatto adulti, dedicando tutta la nostra vita al nostro paese, al folclore, alla musica, allo sport, alla poesia, e alla famiglia, così come fece nostro padre. Qualcuno per invidia forse, ha cercato e cerca di denigrare il nostro lavoro e cerca di distruggere le nostre opere, ma prima che questi signori finiscono di compiere la loro missione, io ho voluto ricordare un po’ della mia storia con questo breve racconto.

  Sono nato martedì 9 febbraio del 1937 e quel giorno era Carnevale, così il destino mi ha fatto uno bello scherzetto facendo morire mio padre a soli 36 anni, era il 1941, quando io avevo solo 4 anni, ricordo pochissimo di Lui, ricordo solo che vivevamo a Roma dove mio padre insegnava e ricordo il giorno della sua morte, io stavo in piedi in mezzo al portone di casa, e ricevevo le carezze della gente che veniva a far visita alla salma di mio Padre, sentivo le grida disperate di mia madre e non mi rendevo conto della tragedia che stavo vivendo in quel momento. 

Poi arrivò la guerra,  ricordo che un giorno andammo con mio nonno Vincenzo a fonte frattare, terreno dove coltivava l’orto, c’erano: peperoni, pomodori, fagioli, patate, fave, ceci, piselli, e piante da frutta di tutte le qualità, mentre Lui irrigava l’orto, sentimmo un rombo di aerei che arrivava da lontano e poi scoppi di bombe e il crepitio di mitragliatrici che sparavano su Lanciano, gli aerei facevano il giro per ripetere le incursioni, e quasi mi pareva che venissero a rigirare su di noi.  Per la paura scappai dentro al piccolo pagliaio, sperando che li dentro ero al riparo dalle bombe e dai proiettili delle mitragliatrici. 

Quella sera non tornammo a casa in Paese, restammo a dormire alla casa di zio Costatino ( a li piscitte), dove venne anche mia nonna e mia mamma con mio fratello in braccio. Non ho più rivisto casa, se non dopo 5 anni, “ Villa Coccione ”si chiamava, oramai completamente distrutta dai Tedeschi.  Ricordo che entrai a scuola frequentando direttamente la seconda elementare, perché mia madre durante la guerra mi aveva gia insegnato a scrivere e a leggere.

Trascorsi tutto il periodo delle scuole elementari ancora a casa di nostro zio Costantino, perché la nostra casa non era stata ancora ricostruita da nonno Vincenzo, che con grandissimi sacrifici rese abitabile a fine 1947, ricordo che aveva una sola porta fatta di vecchie tavole di legno e due finestre, le altre erano state tutte murate per non far entrare la pioggia e la neve.

Così crescemmo tra strade polverose e ruderi di case distrutte dalla guerra, , per divertirci giocavamo a sticchie, a strommele, a ‘nnasconne , a trippe , a cuzze, ed altri giochi che ora non ci sono più, spingevamo i cerchi delle biciclette con una canna, e giocavamo a palla, fatta con pezze di stoffa o di sacco, oppure si giocava con le palline di vetro a fare il giro d’Italia, imitando Coppi e Bartali.

Camminavamo sempre scalzi, ma non ricordo di aver preso mai la tosse o il raffreddore. La mamma ci cuciva i pantaloni e i cappottini con le coperte grigie dei militari inglesi, i nonni ci mandavano a raccogliere la ghianda e le mele cadute da dare ai maiali, e dopo la scuola si andava a pascolare le pecore e a raccogliere asparagi tra le siepi, a raccogliere le spighe del grano cadute ai mietitori o a raccogliere le ulive cadute, prima che venissero mangiate dai topi. Poi alla fine della settimana, per premio ci compravano un gelato da cinque lire, alla gelateria di Pacchione  o ci davano fichi secchi  raccolti ed essiccati sui graticci durante l’estate. 

Si coltivava il lino ed il tabacco, facevamo canestri e cesti con i vimini dei fossi e con le canne  tagliate a piccole strisce, costruivamo fischietti e flauti con i rami del sambuco e con le canne,invece con i rami dell’ulivo facevamo le trottole per giocare a la fusare. Ricordo di non aver mai litigato con nessuno, ma quando c’era un matrimonio e si buttavano i confetti, allora erano dolori, si riceveva calcioni a non finire da altri ragazzi che volevano raccogliere i confetti impolverati.

Com’è cambiato il mondo, se ora butti il pane al cane nemmeno lo mangia, mentre noi mangiavamo la pizza di granone oppure quando c’era, il pane raffermo da settimane. Il tempo passava lentamente, andavo a scuola, dopo le elementari, le scuole medie , poi le superiori, due anni a Pescara, poi a Lanciano con la Sangritana, trenino elettrico non più esistente, si partiva alle 6,30 del mattino e si tornava la sera alle 17,30, non c’erano altri mezzi, ricordo se non riuscivo a fare i compiti la sera, li facevo sul treno la mattina. 

Poi comprai la prima fisarmonica, a rate la pagai, mettendo da parte ogni giorno le poche lire che nostra madre ci dava, ricordo che la suonavo con tre dita, e con tanta faccia tosta andavo con altri giovani, a portare  le serenate alle ragazze del paese, ricevendo qualche volta dai loro genitori, un secchio di acqua puzzolente in testa. Si partiva per il mare, a piedi, oppure in due su una bicicletta malandata e senza freni, tra nuvole di polvere bianca delle strade, non ancora asfaltate.

Per vedere una ragazza allora, dovevi andare in chiesa e a tutte le funzioni religiose della Pasqua e del Natale e si ballava una volta all’anno, di nascosto, la notte di Natale, prima della Messa. Ricordo come fosse oggi, quando ho compiuto diciotto anni, ho mangiato pizza e verdura e fagioli e per secondo sarde fritte con peperoni secchi, sia a pranzo che a cena, chi te lo dava i festeggiamenti con la torta e le candeline. Stavo affacciato alla finestra, e guardavo i fiocchi di neve che scendevano dal cielo. Piansi per la disperazione, e per la rabbia composi, strimpellando la mia fisarmonica, un motivetto: era un canto triste e lamentoso che dopo tanti anni ho ricordato e scritto, però ricordo ora quel tempo come uno dei ricordi più cari della vita.

La vita trascorreva tranquilla, mi interessavo sempre del coro folcloristico locale, di musica e sport, ma senza interessarmi minimamente alla vita politica del nostro paese. 

La domenica pomeriggio dopo il pranzo, giocavo a carte con gli anziani del bar Patane, poi verso settembre del 1964 si cominciò a parlare, tra una partita e una passatella, del rinnovo del Consiglio Comunale, non mi interessai subito alla notizia, ma alcuni giorni dopo, mentre pranzavo, mi ricordai.  Forse quel giorno avevo bevuto mezzo bicchiere di vino in più, andai al bar e mentre giocavo a carte dissi scherzando agli amici, tra i quali c’era Ettore Carafone, il postino, “vogliamo fare una lista per le Comunali anche noi”, mi guardarono con stupore, ma mi incoraggiarono immediatamente a trovare gli altri candidati, Ettorino mi disse io sono vecchio, ma vai da mio figlio Guido che sicuramente ti aiuterà, la sera stessa parlai con più di trenta giovani e tutti accettarono con gioia la mia proposta.

 

I PREPARATIVI                                                      

 Riuscimmo a fare una lista in breve tempo, mettendo insieme sei giovani e sei anziani, sotto il simbolo del grappolo d’uva, recante la scritta Diritti e doveri. Si arrivò alla sera del discorso elettorale. Parlò per prima Antonio Andreassi, forte di appartenere alla lista D.C. si vantò di avere alle spalle un grande partito, disse che io non conoscevo nessun parlamentare e che non avevo nessuna esperienza politica ed amministrativa, quindi invitò i cittadini a votare solo la sua lista e Lui in particolare, non elencò nessuna opera da realizzare, ne aveva fatto nessun programma, alla fine del discorso non  ricevette molti applausi di consenso, continuarono a suonare il disco di Biancofiore e rimasero tutti al balcone ad ascoltare quello che io avrei detto. Pima di iniziare il mio discorso, anche noi suonammo il nostro inno: “Poggefiurite è nu paese bbelle”..Appena mi affacciai al balcone, proprio davanti al loro dal quale aveva parlato Andreassi, ci fu un applauso interminabile che mi commosse.

  Cominciai proprio così : Carissimi amici, loro hanno suonato le loro trombe ora noi suoneremo le nostre campane, ma con un battacchio d’acciaio che non si rompe mai…. conosco più Ministri io che zingari loro. A questo punto la gente scoppiò dalle risate e mi applaudì lungamente, poi feci l’elenco di tutte le opere che volevamo realizzare : Illuminazione pubblica, acquedotti e fognature, strade comunali ed interpoderali, acquisizione e sistemazione area per campo sportivo, sistemazione del cimitero e tante altre piccole opere minori.  Man mano che parlavo vedevo il loro balcone svuotarsi, e alla fine chiusero persino le persiane.Non so chi mi diede il coraggio di parlare in pubblico, non lessi nemmeno un rigo di quello che mi ero preparato, ma toccai tutti i punti di cui la gente e il paese aveva bisogno. Fu veramente un trionfo, dopo il discorso, mi presero e volevano portarmi in trionfo verso casa mia, rifiutai, ma li ringraziai per tutto l’affetto e stima che mi davano.   Ricorda mia moglie che lei, mentre io parlavo, stava sul balcone di casa ad ascoltare, stringeva forte al petto i nostri due bambini e piangendo, pregava il Signore di non farmi fare una brutta figura davanti alla gente del paese.

Si votò il 20 e 21 novembre del 1964, e la sera stessa cominciarono gli scrutini, per rilassarmi giocavo a carte con gli amici al bar del circolo Enal, qualcuno venne a dire: alla seconda sezione abbiamo riportato 70 voti in più di tutti, mentre alla prima sezione siamo 30 voti indietro ma stanno per finire lo spoglio delle schede, allora smisi di giocare e mi recai alla sezione, appena in tempo per sentir dire da uno scrutatore: ultima scheda…. voto…..: grappolo d’uva. Allora mi resi conto che avevamo vinto le elezioni, con lo scarto di 39 voti, ma presi moltissimi voti di preferenze personali, molto più degli altri. Inutile raccontarvi quello che successe fuori dal seggio, mi presero e  tra abbracci e baci e quasi in processione mi portarono fino a casa, non so descrivere la feste che si fece, ricordo che appeso ad un chiodo, allora così si usava, c’erano  tre catene di salcicce di fegato che sparirono immediatamente, prendemmo allora pane, salame, formaggio e vino e tra schiamazzi a non finire, brindammo alla Vittoria fino al mattino. Era il 21 novembre del 1964. Al primo consiglio comunale, dopo le elezioni, fui eletto Sindaco, e dopo un mese circa, verso la fine di dicembre prestai il giuramento in Prefettura, così cominciò la mia avventura di primo cittadino.

 

LE PRIME ESPERIENZE POLITICHE

 Avevo solo 27 anni, e nessuna esperienza amministrativa, ogni giorno mi recavo in Prefettura a chiedere consigli e qualche parlamentare mi aiutò a farmi avere contributi e a diventare più scaltro in politica e nella vita.   C’erano tantissime opere da realizzare, ma la più urgente era la realizzazione della rete idrica e fognatura in contrada Cicconetti e l’illuminazione pubblica del centro abitato. In breve tempo le realizzammo, trovando i soldi tra la contabilità di vecchi progetti realizzati dalle precedenti amministrazioni, che avevano ancora somme non ancora utilizzate.

Intanto a febbraio del ’65 feci richiesta alla forestale per la concessione di 500 piante di pino ed abeti, con l’intento di iniziare a piantare alberi sul terreno demaniale (tratturo), per costruire un parco e giardino pubblico con vasca e panchine, e un parco gioco per bambini, davanti alla casa di Tullio di Battista, e alle case popolari.  Il 21 marzo, festa degli alberi alla presenza delle scolaresche di Poggiofiorito, piantammo i primi alberi per la realizzazione del sospirato giardino Comunale e Parco pubblico e piantammo altri alberi lungo  le strade per via Cicconetti e salita Don Giovanni così si chiamava allora via “ Tommaso Di Martino”, e davanti alle case popolari.

Con la piantagione della pineta, ho impedito che qualche furbetto si appropriasse di tutto il suolo demaniale per piantarvi il vigneto. Mi accorsi ben presto che l’edilizia era completamente ferma, si concedeva qualche licenza edilizia servendosi solo del vecchio piano perimetrale del centro abitato, studiammo con l’aiuto del Ing. Pugliesi un piano di fabbricazione prima, e poi il Piano regolatore che permise lo sviluppo del Paese, che permise la costruzione di nuove strade, e zone con nuove aree edificabili che aiutò i cittadini a costruire nuove case per una sistemazione migliore delle loro famiglie.

Realizzammo il nuovo campo sportivo sulla zona fratturale Calcare, poi i campi da tennis e calcetto, bocce e palla a volo, monumento ai caduti e giardino pubblico, Villa Comunale, illuminazione pubblica, acquedotto e fognature per tute le contrade, sistemazione cimitero, Bagnj pubblici, strade interpoderali , nuovo Palazzo comunale, sopraelevazione edifici scolastico ed asilo comunale, costruzione di nuove strade di piano regolatore, pista da ballo in zona tratturale, meta di turisti ed appassionati durante il periodo estivo, e tante altre opere che furono e sono il vanto di Poggiofiorito da decenni.

Ora non voglio elencare le denunce ricevute da coloro che volevano impedirmi di continuare a fare il Sindaco, voglio ricordare ed elencare tutte le opere realizzate durante i miei 21 anni da Sindaco.

 Precisando inoltre che in data 26/10/1984 il Ministero del Bilancio ci comunicava che il CIPE aveva deliberato e predisposto la metanizzazione per il Comune di Poggiofiorito.Quindi anche la metanizzazione è opera del sottoscritto e non di altri.

 

ELENCO OPERE REALIZZATE A POGGIOFIORITO

dal 1965 al 1985

  1. Acquedotto e fognature contrada Cicconetti.
  2. Illuminazione pubblica centro urbano.
  3. Demolizione di tutte le case pericolanti distrutte e danneggiate dalla guerra.
  4. Approvazione Piano di fabbricazione e Piano Regolatore.
  5. Realizzazione Villa Comunale e parco giochi.( Ora Distrutta)
  6. Realizzazione e depolverizzazione strada Cicconetti e salita Don Giovanni, ora via Tommaso Di Martino.
  7. Realizzazione pineta su demanio fratturale.
  8. Costruzione nuovo Campo sportivo (calcio) con spogliatoi in contrada calcare.
  9. Costruzione Campi da tennis , calcetto, palla canestro e palla a volo, campi di bocce, con i loro rispettivi impianti di illuminazione con fari su paline in ferro, e recinzione di tutti gli impianti sportivi.
  10. Costruzione gabinetti pubblici.
  11. Realizzazione pista da ballo, con relativo chiosco.
  12. Costruzione strada interpoderale Coste de Luca
  13. Costruzione strada Ceruccia .
  14. Costruzione strada Andraga.
  15. Costruzione strada per via Carafoni, Folicari, Mortella e Chiusa.
  16. Costruzione strada Poggiofiorito fiume Moro per Lanciano.
  17. Depolverizzazione strada Martorella fino al ponte degli Spaccarelli.
  18. Sistemazione e asfalto di tutte le strade interne della Martorella,
  19. Acquedotto e fognature Via Andraga.
  20. Acquedotto e fognature Via mortella ,Contrada chiusa e Giacchino .
  21. Acquedotto e fognatura vai Valle Cicchetti, Cicconetti e tutta la zona fratturale.
  22. Realizzazione Strada: Tommaso Coccione.
  23. Realizzazione acquedotto e fognatura via Coccione
  24. Realizzazione strada Ercole Zozzini.
  25. Realizzazione acquedotto e fognatura via Zazzini.
  26. Realizzazione impianto idrico e fognatura in via dei villini dietro alla pineta.
  27. Realizzazione strada da denominare sotto al paese, parallela del Corso.
  28. Realizzazione Copertura rete fognante e acquedotto via per Zulli Paolo ecc…
  29. Realizzazione Illuminazione via per Cimitero, Tratturo ed Andraga
  30. Realizzazione Illuminazione Via per Carafoni, Mortella, Chiusa, e Martorella.
  31. Realizzazione Illuminazione Via Coccione ed E.Zazzini e Contrada S.Matteo.
  32. Sopraelevazione Palazzo scolastico.
  33. Sopraelevazione Asilo Comunale.
  34. Costruzione edificio per Ambulatorio medico.
  35. Costruzione nuovo Palazzo Comunale.
  36. Realizzazione Monumento ai Caduti nella pineta (cannone)
  37. Realizzazione Spogliatoi campi Tennis Calcetto ecc.ora ristrutturato ed adibito a bar.
  38. Inoltre Costruzione di Oculi Cimiteriali e rifacimento strade interne e riparazione Chiesa Cimiteriale.
  39. Realizzazione Vasca per prelievo acqua, alla Fonte Santa Maria
  40. Viale alberato lungo le strade del centro abitato, "piante ora rimosse", così come alla Villa Comunale
  41. Istituzione Circolo Acli, Pro Loco ed Associazione Culturale “T:Coccione” con l’organizzazione dei relativi Concorsi di  Poesia,  Premio Nazionale di Composizione ed esecuzione, Infine istituzione del: Museo della civiltà contadina , della fotografia e Museo dell’arte e del folclore abruzzese.

42- Senza elencare inoltre, le numerosissime opere di manutenzione: di strade, acquedotti illuminazione pubblica, scuole, pineta e campi sportivi, e la lottizzazione in via Ercole Zazzini (ora centro abitato) e via dei villini.

Infine ho partecipato a tutte le manifestazione sia sportive che culturali del nostro paese, sin da quando ero ragazzo, e la nostra casa è stata ed rimarrà sempre aperta a tutti gli amici di Poggiofiorito ed agli amici di tutta la nostra Regione.

Non aggiungo altro, forse ho scritto in modo frettoloso, ma non era possibile raccontare dettagliatamente i fatti così come avvenuti, e tutte le peripezie fatte per abbellire il nostro Paese:con giardini, strade, campi sportivi, pineta, acquedotti e fognatura, illuminazione pubblica, Edificio scolastico e Palazzo Comunale, ecc…ecc.. tutto questo fatto con amore e grande rispetto dei cittadini di Poggiofiorito.

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